Le correlazioni invisibili tra l’uomo e il suo territorio
Le correlazioni invisibili tra l’uomo e il suo territorio
di Hasan Andrea Abou Saida
“Ciò che è in basso è uguale a ciò che è in alto; e ciò che è in alto è uguale a ciò che è in basso, per compiere le meraviglie dell’unica cosa.” (Ermete Trimegisto)
Questa profonda legge di analogia imperitura ha da sempre caratterizzato il pensiero e la spiritualità degli antichi. Gli Egizi ad esempio consideravano l’Uomo come il sunto di tutto l’Universo, il riflesso incarnato del Cosmo con delle signature energetiche particolari, come quelle presenti in una pianta o un animale. Secondo il medico ed alchimista Paracelso, ogni cosa in natura porta un segno, una firma ben precisa lasciata dal Creatore e che rivela le loro qualità invisibili.
Questa signatura particolare porta l’uomo, al momento della sua nascita, ad una connessione analogica con un determinato territorio, caratterizzato da una propria flora e fauna, per cui tra l’uomo e l’ambiente si viene a stabilire una parentela occulta, cioè si formulano correnti simpatiche invisibili tra di loro. Al momento della nascita, le energie astrali provenienti dalle stelle si imprimono in noi, donandoci una firma energetica ben precisa e in risonanza con il luogo di nascita.
Così un luogo particolare, con il suo geomagnetismo specifico, attirerà animali che saranno in simpatia con esso, come si può constatare, per esempio, ad Edfu con i falchi, il cui nomo è Horo, il dio falco, o per gli avvoltoi a Nekheb, oggi Al Kab, dove questi animali sono molto presenti. L’animale quindi diventa l’espressione vivente del luogo. Gli uomini che nascono su quel territorio hanno legami di simpatia con le condizioni geodetiche che attirano questi animali, e quindi si viene a formare uno stretto legame tra luogo, uomo, animale e pianta 1.
Questo fondamentale legame, una volta riconosciuto coscientemente dall’uomo moderno, stabilisce delle corrispondenze benefiche, in quanto vengono rispettate le condizioni celesti che informano costantemente quel luogo. Infatti, in ogni luogo viene a stabilirsi un fitto intreccio di simpatie, una rete di energie elettromagnetiche che si riuniscono in un Ente subliminale, il Dio del luogo, di cui un simbolo animale o vegetale è il segno più evidente ed eclatante. Altre volte questo simbolo può essere una cosa inanimata, una parte singola di un certo animale (zampa, testa, artigli, etc.) oppure un’entità ibrida composta da due o più animali, caratteristica del geomagnetismo del luogo.
Così l’animale, il vegetale o la cosa inanimata vengono presi come simboli di un dato luogo, ad indicare le condizioni subliminali che regnano in quell’angolo di terra e che sono in stretta relazione con un dato cielo, con una flora e con una fauna che si adatta a quelle condizioni e con uomini che posseggono determinate signature.
Il totem è una classe o una specie di esseri animali, vegetali o inanimati, che forma l’oggetto di culto di un clan, poiché esso pensa di avere un’identità sostanziale con il simbolo del totem. Il totem del clan (ben diverso dal totem individuale e dal totem ricettacolo dell’anima) è un portatore di affinità naturali, di ritmi e di stati psichici, che stabiliscono un legame animico tra lui e gli esseri umani 2 Il principio totemistico risiede nel fatto che un individuo, una famiglia, un clan possano trovare nel regno animale o vegetale delle affinità tipiche, per cui i ritmi e la natura psichica sono corrispondenti ai propri. Si viene dunque a stabilire in quel luogo una similitudine animica, una comunità psichica di forze vitali tra tutti gli abitanti del luogo, i quali generano il Dio del luogo: l’Eggregora del territorio. Ciascun territorio può essere contraddistinto da una o più Divinità in base al geomagnetismo locale e alle tradizioni spirituali della tribù o del clan che lo abita. Ogni tribù o clan familiare ha adottato per totem un animale o un vegetale il cui ritmo e carattere sono in affinità con la loro essenza e con il loro modo di vivere. Questo dona coerenza nelle loro abitudini e nell’esprimere le loro tendenze, risvegliando un principio intuitivo che permette di conoscere i tempi delle influenze benefiche e malefiche nel grande ciclo della Natura 3.
In Egitto ad esempio, ogni città aveva i propri Neter, le Divinità delle città, i cui nomi proteggevano e richiamavano un animale o un vegetale. Questo animale era il simbolo di un aspetto del Neter della città, come ad esempio lo era il gatto per la città della dea Bastet, Per Bastet (“La Casa di Bastet”, in greco Bubasti); l’ibis per Khemnu (in greco Hermopolis) la città del dio Thoth.
In Italia invece in molte città è ancora vivo, in modo quasi inconsapevole e attraverso festività e rituali oramai cristianizzate e moderne, il culto simbolico dei loro totem. Ad esempio, la città di Torino, fondata secondo la leggenda da un principe egizio Pa Rahotep nel 1523 a.C e nel quale introdusse il culto del dio Api (un dio dalle sembianze di toro), ha come totem animale il toro. Mentre per la città di Milano, fondata dal re di una tribù celtica Belloveso nel VI a.C., è la scrofa semilanuta, l’animale sacro e simbolo della dea Belisama per i Celti. Infine, la città di Venezia, fondata dalla tribù dei Veneti attorno all’VIII secolo a.C., una stirpe proveniente secondo gli autori greci dalla Paflagonia nell’Anatolia centro-settentrionale, ha come totem il leone alato, simbolo di San Marco evangelista, il patrono di Venezia.
La profonda sacralità della dottrina totemica inoltre è caratterizzata da leggi e tabù, specifiche interdizioni riguardanti l’alimentazione e la vita sessuale a cui ogni membro del Clan deve sottostare in certi luoghi o periodi dell’anno. Questi tabù, come ad esempio il divieto di cibarsi del proprio animale totem locale ed individuale, sono leggi fondamentali per mantenere l’equilibrio energetico del Clan e dell’individuo stesso, in modo tale che il suo ritmo e abitudini siano sempre in risonanza con il proprio totem. Per gli antichi, i propri animali o vegetali totemici erano dei veri e propri fratelli e sorelle, parenti stretti da salvaguardare e proteggere. Tuttavia il totem non deve essere confuso con il Dio del luogo, poiché il totem rappresenta solo il carattere delle sue forze animiche e certi aspetti della sua funzione, ma entrambi sono i medesimi archetipi presenti in un determinato territorio. Non a caso, una tribù o un clan si spostavano di rado o migravano dal loro habitat nativo, nel quale affondavano le proprie radici e relazioni sottili con gli esseri viventi del luogo.
Oggigiorno però, a causa dell’aumento sproporzionato di grandi città del tutto anonime, delle relazioni tra gli abitanti del tutto inesistenti e dell’aumento di persone espatriate, le quali non hanno più una relazione energetica con il loro luogo d’origine e con quello dove risiedono, rendono questi luoghi del tutto privi del loro geomagnetismo naturale, causando la scomparsa delle proprie divinità locali. Tutto questo si manifesta inoltre nella scomparsa di molti animali e vegetali caratteristici, annullando quasi completamente la biodiversità particolare del luogo. L’uomo, dimenticandosi di onorare e di rispettare queste condizioni energetiche interiori ed esteriori, ha preferito abusarne, rivoltandosi contro Madre Natura e i suoi fratelli e sorelle animali, vegetali e minerali.
1 Angelini, A. (1992). Corso di Egittologia III anno, Lezione V. Milano.
2 ibid.
3 ibid.
Bibliografia
Angelini, A. (1986). Il Serto di Iside – Vol. 1. Milano: Kemi.
Frazer, J. G. (1971). Totemismo. Roma: New Compton Italiana.
Lévi-Strauss, C. (1964). Il totemismo oggi. Milano: Feltrinelli.
Paracelso, T. (1961). Paragrano, ovvero Le quattro colonne dell’arte medica. Torino: Boringhieri.